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Blockchain. Buterin propone di rivoluzionare le ICO

Alessandro Polli  |  Settembre 29, 2017

Le ICO (Initial Coin Offering), uno degli aspetti più innovativi e interessanti del fenomeno emergente delle blockchain, sono un metodo di crowdfunding, utilizzato per lo più dalle start-up, che ha suscitato un enorme interesse negli ultimi mesi. Interesse che è andato di pari passo con vivaci polemiche, se si pensa che tramite ICO sono stati raccolti, secondo Smith&Crown, circa 1,3 miliardi di dollari nei soli primi sette mesi del 2017, cioè il quadruplo della raccolta fondi del più tradizionale venture capital.

Lo schema abitualmente seguito da una ICO prevede la cessione di particolari diritti digitali – i cosiddetti token, termine mutuato dal linguaggio del crowdfunding – a fronte di un controvalore, corrisposto in moneta a corso legale o in criptovaluta. Ad esempio, Ethereum, che da sola gestisce oltre il 50% della raccolta complessiva di fondi tramite ICO, si è inizialmente finanziata attraverso tale metodo, riuscendo nel 2014 a reperire 3700 bitcoin – pari a 2,3 milioni di dollari − in appena 12 ore.

Lo schema delle ICO ha attratto l’attenzione della SEC – Securities and Exchange Commission, l’ente statunitense preposto alla vigilanza sulla Borsa – che ha annunciato che considererà le ICO e i token come qualsiasi altra attività finanziaria, intervenendo nel caso di pratiche distorsive del mercato, quali le tattiche di pump-and-dump.

Per consentire la corretta formazione di un valore di mercato, Vitalik Buterin, l’ideatore di Ethereum, sarebbe sul punto di rivoluzionare lo schema descritto in precedenza. In un libro bianco pubblicato questa settimana, Buterin e Jason Teutsch hanno descritto un nuovo tipo di ICO, definita dagli autori «interactive coin offering».

La proposta di Buterin e Teutsch parte dal funzionamento del mercato azionario. Quando un’impresa entra in Borsa deve rendere noti i suoi dati di bilancio per consentire agli investitori di formarsi un’idea circa il valore effettivo dell’impresa stessa. Niente di tutto ciò si verifica nelle ICO: la start-up vende token dietro i quali c’è solo una qualche promessa, quindi non può formarsi un prezzo di mercato nel senso classico del termine.

Secondo i due autori le ICO non dovrebbero avere un tetto alla raccolta di risorse, visto che non sono infrequenti ormai i casi in cui il tetto viene raggiunto in tempi brevissimi. «Tetti di vendita di decine di milioni di dollari possono essere raggiunti nell’arco di minuti, lasciando i compratori esclusi delusi e frustrati».

La seconda proposta introduce la facoltà di recesso per il compratore. La possibilità di ritirare l’offerta consentirebbe alle tradizionali leggi del mercato di esplicare un ruolo salutare anche nell’ambito delle ICO. Da qui la scelta del termine «interattivo» per designare questo nuovo schema di raccolta, in cui i token non sono offerti ad un prezzo arbitrario dal compratore, ma vengono acquistati con un meccanismo di asta con facoltà di recesso, già in uso nel mercato azionario, con la possibilità per il compratore di fissare un prezzo massimo di acquisto.

Fonte: Fortune